MIGRANTES - News

“Mezzora con” il dott. Giancarlo Cannone: «Numeri troppo alti, serve collaborazione»

11/11/2020

Il 9 marzo e il 18 maggio 2020 sono due date destinate ad entrare nei libri di storia. Era la sera del 9 marzo quando il presidente Conte annunciava agli italiani che il Paese chiudeva tutto, tranne i servizi essenziali. Il giorno dopo l’Organizzazione mondiale della sanità sentenziava che si trattava di pandemia.

Ci ritroviamo dopo mesi a parlare di covid e come contenere il contagio; quali comportamenti sono corretti e quali no. Su tante questioni don Geremia Acri, nel corso del nuovo appuntamento settimanale con “Mezzora con…”, il format di Casa Accoglienza, ha rivolto alcune domande al dirigente medico del dipartimento d’igiene della ASL BT, il dottor Giancarlo Cannone.

https://www.facebook.com/watch/?v=367563120982591

«Atteggiamenti aggressivi da parte della popolazione, che non comprende i nostri sforzi immani: spesso mi dicono “perché non chiedete aiuto?”, ma il nostro lavoro non è così semplice come tutti pensano, come se fosse domanda/offerta del supermercato. Alla richiesta del tampone c’è tutta una procedura che passa dal medico di medicina generale, che ci scrive una email in cui ci esprime il sospetto che si tratti di una patologia covid19. Molti pensano di potersi presentare con la ricetta in mano: il tampone è una procedura diagnostica, non è curativo. Noi riceviamo dalle 400 alle 500 richieste al giorno, che vengono classificate e messe una dietro l’altra in ordine di arrivo: molte sono dettate dalla paura e dall’ansia, ma bisognerebbe che passassero da un esame di coscienza. Bisognerebbe chiedersi “Ma io nell’ultimo periodo come mi sono comportato? Ho rispettato le regole?”. Dobbiamo tenere la mascherina, mantenere la distanza, ambienti arieggiati, lavarsi le mani con acqua tiepida o calda senza utilizzare sempre i gel antisettici, evitare la convivialità anche con i parenti: noi non siamo più abituati a fare dei sacrifici, che sono solo temporanei, un impegno da parte di tutti ci deve essere».

Chi ha un caso di positività in famiglia, come deve comportarsi? Isolarsi per evitare di infettare gli altri? «Una persona contagiata ha un provvedimento di quarantena domiciliare, che vale per lui e per tutto il nucleo familiare. É importante questo passaggio, perché tutti devono rimanere in casa per un periodo che attualmente è sceso a 10 giorni, con tampone finale sia alla persona positiva sia il tampone al resto della famiglia. L’alternativa è spostare il proprio domicilio per le persone negative e comunicarlo alla Asl. In altre parti d’Italia hanno organizzato i Covid-hotel, di persone che avevano passato la fase sintomatica e aspettavano la negativizzazione. Sarebbe stato molto utile anche da noi, per permettere di superare anche diverse difficoltà».

Differenza test sierologico e tamponi, tra cui i tamponi rapidi: «I sierologici si effettuano con prelievo di sangue, in cui si valuta la presenza di Immunoglobuline: i valori alti indicano il fatto di avere o aver avuto la malattia. In realtà si è visto che gli anticorpi contro il sars-cov2 si perdono velocemente: questa malattia è un libro aperto che conosciamo da soli 8 mesi, con ricerche effettuate a livello mondiale. I tamponi rapidi li stiamo utilizzando moltissimo, si basano sulla ricerca del materiale genetico del virus: viene effettuato tramite tampone naso-faringeo. É molto attendibile perché abbiamo riscontrato che su un numero elevato di tamponi, parallelamente antigenici e molecolari, danno gli stessi risultati».

Perché molto tempo per avere l’esito dei tamponi? «Non è mancanza di volontà, ma mancanza di personale».

Sintomi gastrointestinali: «Sono presenti nel 3% della popolazione, sia adulti che bambini: i sintomi più comuni sono la presenza di febbricola sui 37,8°C che sale e scende, tosse secca, senso di spossatezza e indolenzimento. Attenzione, quando c’è perdita del gusto e dell’olfatto, quelli sono segni tipici del sars-cov2».

L’uso prolungato della mascherina può causare problemi al nostro corpo? «Assolutamente no: se fosse vero, intere generazioni di chirurghi sarebbero morte da tempo o avrebbero contratto le peggiori infezioni. Questa è una bufala vera e propria».

Sulla riapertura delle scuole, considerato l’elevato numero di classi già in quarantena fiduciaria? «Tenere le scuole aperte va bene, perché i ragazzi a scuola devono rispettare le regole: ma finita la scuola, bambini e ragazzi devono tornare a casa e rimanerci, senza uscire la sera, o solo se necessario. La scuola è un posto protetto, ma bisogna fare un sacrificio per tutto ciò che avviene fuori dalla scuola, altrimenti è tutto vano».
La situazione ad Andria? «Ad Andria abbiamo il più alto numero di positivi nella provincia, abbiamo superato i 700 casi, un numero che non abbiamo mai raggiunto in tutta la Provincia durante il primo lockdown. La situazione ci sta sfuggendo di mano, non riusciamo più a tracciare i contatti per via di risorse umane insufficienti: stiamo facendo l’impossibile ma abbiamo bisogno della collaborazione della cittadinanza, di scrollarsi di dosso gli atteggiamenti di negazionismo e collaborazionismo. Quando poi l’infezione va a bussare alla porta, l’atteggiamento cambia ma ormai è troppo tardi».

“Mezzora con” il dott. Giancarlo Cannone: «Numeri troppo alti, serve collaborazione»