Sono le bombe italiane a bombardare lo Yemen per mano dell’Arabia Saudita. E’ questo il sunto di un articolo del giornalista Donato De Sena, che riporta anche un servizio delle Iene in onda a febbraio 2016 e un video reportage del New York Times pubblicato a dicembre scorso.
La nostra legge vieta la vendita di armi a paesi in guerra e il Governo dovrebbe comunque chiedere sempre il parere al Parlamento. Accade invece che il Governo italiano, nella persona del ministro della Difesa Pinotti e con l’avallo del Primo Ministro Gentiloni, autorizzino la vendita in totale autonomia e contro le leggi internazionali vigenti. Lo stesso Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, ha criticato duramente l’Italia.
La storia comincia nel marzo 2015 quando l’Arabia Saudita, a capo di una coalizione di Paesi, decide di condurre una guerra in Yemen contro i ribelli Houthi sciiti, un’operazione militare che in quasi tre anni ha causato una vera e propria catastrofe, con oltre 10mila morti stimati, almeno 40mila feriti, e milioni di persone sfollate o bisognose di aiuto. Diversi filmati di bombe esplose in Yemen riportano un numero di telaio identificativo di ordigni prodotti dalla Rwm Italia, azienda con sede legale a Brescia, e hanno documentato i viaggi degli armamenti prodotti in Sardegna, nello stabilimento di Domusnovas, attraverso il porto e l’aeroporto civile di Cagliari.
E’ vero che in questo angolo poverissimo della Sardegna la produzione di armi garantisce l’impiego di molte persone, ed è anche vero che le relazioni commerciali tra Italia e Arabia Saudita si sono intensificate negli ultimi anni, ma che credibilità può avere un Paese con un maggiore benessere economico ma con le mani sporche di sangue?